venerdì 24 maggio 2013

La Grande delle bellezze

Ieri sera dopo averlo consigliato sono andato a vedere La Grande bellezza di Paolo Sorrentino.
Lo sforzo tecnico si palesa fin da subito con i movimenti ormai "sorrentiniani", anche troppo..., e poi il film si manifesta come atto d'amore a Roma, soprattutto quella cinematografica di Federico Fellini, perchè d'amore per la Roma vera non ce n'è poi così tanto. Vedere i capisaldi della romanità cosa fanno nel film per capire ed enumerare i molti clichè.
Luca Bigazzi è un grande e la fotografia è bella, anche se a volte forza molto la mano, per stare dietro all'imperiosità(è il caso di dirlo) del film. Sotto a tutta la costruzione di immagini e momenti sempre che devono risultare indimenticabili, ci stanno sequenze di dialogo morettiane in partenza che virano poi su un cinismo che alle volte rischia il macchiettistico(so già quali sono i personaggi che ho davavnti e le loro debolezze) teso a distruggere questi protagonisti chiaccheroni della mondanità, come se non avessero il pudore o l'intelligenza di non esagerare, quindi diventano facili prede del Geb(Servillo).
Roma diventa grottesca e circense, capace di far uscire la notte mostri(nuovi) e maghi. Le donne manichino sono ovunque, come corpi.
Sorrentino spara su tutti a zero. Gli Hippie intellettuali sono testate nel muro e non sanno cosa dicono e perchè lo dicono, gli intellettuali romani invece, non hanno tempo di fare le loro cose, perchè Roma gli distrae. Circolo chiuso, città ferma.
Ogni personaggio è un mondo a sè, che vuole colpire per forza, lo dimostra anche la qualtità di attori dei più disparati generi e dai passati diversi che vengono fuori.
Un film in controsenso che mi sdubbia e per questo non so dire che film alla fine sia.
Però sicuramente da vedere perchè nonostante la durata, le citazioni e alcune cadute affascina davvero.
Toni Servillo però ormai son 10 anni che è in tutti i film possibili e c'ha sempre la stessa inquadratura a rallenty in primo piano, con voce off.
Sorrentino tocca anche il non trascurabile lato religioso, deriso come istituzione, compreso e che affascina, in contrasto con tutto il resto, se visto dal punto di vista della povertà terrena della guida spirituale arrivata in città.
In fine la famiglia nobile decadita che si fa affittare perla chiaro su una città un pò prostituta.



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